mercoledì 3 ottobre 2012

Europa je t'aime

L'ambivalenza del mio modo di vedere i francesi ha diverse motivazioni.
Quello che oggi mi interessa è raccontarvi una storia. La luce bianca che entra dalle grandi vetrate di una scuola, i sorrisi sereni e i volti mai indifferenti delle persone che si muovono al suo interno.
Ho incontrato la direttrice diversi anni fa, quando mia madre era ancora viva. Mi è sembrata una francese atipica. Un viso aperto, occhi limpidi e sereni. Uno di quei volti rassicuranti che ti pare di conoscere da quando sei bambina, che trasmettono l'idea di dedizione e serietà.
Dopo un colloquio in parte in italiano, che lei parla perfettamente, e in parte in francese, corretto da lei che ha l'abitudine dell'insegnamento, ho deciso di mandare mio figlio in questa scuola.
La mia fiducia è sempre stata istintiva, qualche cosa che non viene dal ragionamento, ma mi rende sicura più di un calcolo matematico. Non ho avuto un attimo di ripensamento.
Ho trovato sconvolgente, ma anche stimolante il fatto che ogni anno, asilo compreso, i bambini sono abituati al cambiamento. Cambiamento di maestre, cambio di banco a rotazione, per abituarsi a stare insieme a tutti.
In questa scuola mi sono dovuta abituare all'idea che anche delle aiutanti di laboratorio possano diventare maestre.E qui subentra la diffidenza verso quella presunzione palpabile tipica francese. Presunzione anche di saper insegnare l'italiano comme il faut con il minimo delle ore.
La maestra di italiano, che sostituiva la storica maestra Toni, non sembrava in grado di svolgere il programma. Ho ingaggiato la mia battaglia, con la mia voce tremula davanti ad una platea di francesi attoniti, ed ho ottenuto la super visione di una professoressa della scuola pubblica italiana. Con buoni risultati. Si è parte di una comunità dove le cose sono organizzate, ma dove è possibile intervenire per dare il proprio contributo, ove necessario.
L'idillio delle volte si trasforma in incubo quando, alla domanda della professoressa di geografia su cosa si possa fare per lo sviluppo sostenibile, una ragazza francese risponde "educare gli italiani".
Un solo episodio, il solito stereotipo  Ah les Italiens!
Cambiare il mondo è possibile solo se è dato più spazio a persone serie, con occhi limpidi e attenti. Una francese che sembra un'italiana.
Non esisterà Europa che funzioni senza un profondo reciproco rispetto.

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