domenica 29 dicembre 2013

Could it be magic

Zaffate di marijuana non solo vicino ai coffee shop; giovani, vecchi strafatti di noia. Succede anche a Roma, niente di strano. Solo che è Natale. Solo che quelle luci che si vedono dalle finestre senza tende, riflesse sui canali sembrano fredde reminiscenze di un quadro di Avercamp.
"Could it be magic", potrebbe essere di nuovo magico, come i festosi Natali di quando ero bambina.
In cinque stipati nell'Alfetta, pieni di regali, di formaggi puzzolenti e di soffici blinis. Fermarsi a Torino perché nevica troppo, la neve che attecchisce, le risate e la paura. Potrebbe essere di nuovo magico l'albero che si riempie di doni la mattina, i bambini con gli occhi grandi incantati, si lasciano scivolare piano piano sui gradini delle scale.
L'unica droga che desidero è la musica dei miei ricordi.


lunedì 16 dicembre 2013

Immortalità intermittente della Yourcenar

Cosa augurare per Natale? Leggere o rileggere  le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar:
"La pace s'instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato di infondervi. Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole; vi saranno uomini che penseranno, lavoreranno e sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno a intervalli regolari lungo i secoli, su questa immortalità intermittente"

lunedì 2 dicembre 2013

Occhi blu cobalto

Gubbio,
la casa sempre uguale e così diversa.
Sogno mamma bionda, con gli occhi blu cobalto che mi dice " Ti sono vicina, ma sono morta"
Cerco significati; significa che ci sei anche se non ti percepisco, oppure che sono morta anch'io;
significa che la morte è una barriera apparente perché gli esseri che si amano non sono separati nemmeno dalla morte.
Mi ascoltava, mi consigliava.
Solitudine. Malinconia.
Il prato di Gubbio è secco, domani è S. Elena. Ciao Mamma tanto amata. Vorrei che fossi qui, ma forse ti saresti troppo preoccupata, conoscevi la mia sensibilità e la mia vulnerabilità.
E' triste rendersi conto e non saper reagire. E' triste Gubbio senza te.
E' triste il cielo stellato senza te.
Esprimo un desiderio, ma ormai non avrebbe senso avere un figlio senza te.
Amore materno, amore totale, mi sorprendo a fare le tue stesse mosse, gli stessi sacrifici, senza assomigliarti nemmeno un poco, perché non si può assomigliare all'Amore.
Coda di cavallo, frangetta corta, gonna gonfia, speranza nel futuro, sogni di ragazza.
Tu sei sempre nei miei pensieri. Sei in quello che faccio anche se non ti penso.


giovedì 28 novembre 2013

Alice 1

Mi chiamo Alice.
Ho quindici anni e netta la sensazione di non appartenere a questo mondo.
C'è qualcosa di ingombrante che si libera solo nella musica, quando ballo. E' una sensazione indescrivibile, una sbornia colossale senza alcol e senza droghe, la libertà dell'animo di volare.
Non ho più paura di non piacere, mi dimentico di me, dei miei capelli ribelli, della mia faccia che non mi piace. Mi dimentico il mio nome, troppo significativo.
Mi dimentico anche della gonna arancione, della vergogna di passarti davanti indifferente, delle risate di quelle sceme che dicono di essere mie amiche.

venerdì 15 novembre 2013

21 rue La Boétie

"Farò il ritratto a tua figlia disse Picasso, ma Anne Sinclair disse "No!" scappando spaventata "immaginandomi con gli occhi al centro del viso, una specie di faccia storta (è così che chiamavo i ritratti del periodo di Dora Maar e degli anni della guerra che non sono mai stati i miei preferiti)".
Il suo libro parla di suo nonno, Paul Rosemberg e dell'arte contemporanea che fu bollata dal nazismo come EK: Entartete Kunst, arte degenerata.www.europaquotidiano.it/2013/11/14/Il-tesoro-dei-nazisti-e-le-memorie- di- Anne-Sinclair

L'allure di una nevrotica simpatica

Valeria Bruni Tedeschi: la simpatia, l'autoironia e le nevrosi di chi rischia di non passare per la cruna di un ago www.europaquotidiano.it/2013/11/09/Valeria-Bruni-Tedeschi-la-famiglia-è-il-mio-motore

venerdì 1 novembre 2013

Un château en Italie

Sono andata a vedere questo film da sola. Dopo essere fuggita da una giornata faticosa.
Era rimasto solo un posto in ultima fila.
Un film sulle apparenze. Sul fatto che spesso giudichiamo le persone per quello che hanno e non per quello che sono. Che sia un film autobiografico oppure no, mi è sembrato un film sull'infelicità, che spesso si nasconde dietro una falsa apparenza, sui legami familiari, che sono all'origine delle nostre nevrosi.
Un film su una donna, su una famiglia che non sembra tale.
Un film su una vita che cerca di fare posto alla vita. Un film alla ricerca di cose grandi. All'uomo che si è invaghito di lei dice che cerca l'amore, vuole dei figli, si siede su sedie miracolose. Lui odia masturbarsi in ospedale, non vuole figli. Eppure si amano. Lui cade dalla vespa, ha l'aria imbambolata, troppi ricci in testa, ma sembra il più simpatico, il più vero.
Peccato che non sia autobiografico e che la regista Valeria Bruni-Tedeschi non abbia veramente piantato un nuovo ippocastano al posto del vecchio, malato.


venerdì 25 ottobre 2013

Mia sorella

Il suo viso, i suoi lineamenti armoniosi, il suo incarnato. Il suo silenzio. Il suo umorismo: "mi hanno farcito come una faraona", all'indomani di una lunga operazione per combattere un male il cui solo nome terrorizza.
Le infermiere ci sgridano, nella stanza c'è troppo chiasso. "Vi sembra la stanza di una paziente appena uscita da una complessa operazione?" ci apostofa l'infermiera. "No, per fortuna!". Non c'era quel compatimento peloso di quelle persone che partecipano solo apparentemente al dolore degli altri, c'era allegria e fiducia che le cose sarebbero andate per il meglio.
Al secondo passaggio, ci impone di abbassare la voce. Che ci possiamo fare se siamo felici di vedere lei di nuovo in mezzo a noi, con la sua vitalità, simpatia e bellezza intatte!

mercoledì 16 ottobre 2013

Canottaggio je t'aime!

Amo il canottaggio per motivi futili. Lo amo da quando ho visto uno dei miei film preferiti, Sliding doors. Lo amo perché in quel film Gwyneth Paltrow fa il tifo per il suo fidanzato James ed esulta guardando sfilare le barche eleganti sul Tamigi. È puro senso estetico, ritmo e benessere.

domenica 13 ottobre 2013

Erwin Blumenfeld, l'uomo che fotografava donne bellissime

Il mio pezzo pubblicato su Europa quotidiano sulla fantastica retrospettiva al Jeu de Paume a Parigi su Erwin Blumenfeld "The Man Who Shot Beautiful Women" www.europaquotidiano.it/2013/luomo-che-fotografava-donne-bellissime

martedì 8 ottobre 2013

Il silenzio, mia sorella

Erano attimi che potevano durare mesi, erano frazioni del tempo dell'anima non quantificabili dove avveniva quel miracolo niente affatto anagrafico di capire una volta ancora di essere sorelle.
Tutto era iniziato un giorno o forse un altro. Non accadde certo quando nacque sua sorella, ma un pò più tardi.
Le insegnava come si doveva fare per mettere la fiala nella flebo. E sembrava un carro armato.
Niente sembrava scalfirla. Sua sorella, invece, era un fuscello, una foglia gracile e mobile ad ogni sbuffo di vento. La guardava e cercava di imparare da lei qualcosa che non si può apprendere.
Perché se sei uragano trascini ogni elemento, particella che incontri. Se sei brezza puoi al massimo muovere una ciocca di capelli come in una carezza.
L'uragano con quel suo andare ondivago e un pò violento mette in campo tutta la sua energia. Poi si placa, poi rinasce dopo aver fatto volare case, automobili, alberi. La brezza non ha quest'energia, tutt'al più può dar refrigerio in un mattino d'estate, ma non solleva nessuno, né trascina.
Non si può imparare ad essere uragano.
Mettere la fiala, fare iniezioni, massaggiare piedi dove la circolazione si è quasi fermata scuote nel profondo. Come passare mattine e pomeriggi interi per corridoi bianchi e immensi, fare file con un numero, perennemente sospesi in un tempo ovattato dove tutto si ferma nei visi delle persone, nello sforzo sovrumano di  vedere chi si ama soffrire.
"Sto imparando. Devo ancora imparare a scrivere, a parlare."  scrive mia sorella ( Il silenzio, Storie in 100 parole, L'Estroversa), e mi dice che le cose importanti spesso restano chiuse nel cuore.

domenica 29 settembre 2013

L'intervista di Letta.Da Doroteo a marmotta

Se non fossi sicura di aver assistito ad una intervista in diretta su Rai Tre, potrei immaginare che si sia trattato di un fatto surreale. Il Capo dell'Esecutivo che si fa intervistare subito dopo l'incontro con il Capo dello Stato, in un momento drammatico per il nostro Paese.
Forse è arrivato il momento di prendere coscienza che i mali dell'Italia non sono tutti attribuibili a Berlusconi, ma anche a chi da sinistra, in un tale momento pronuncia frasi esilaranti degne di comici che in Italia assurgono alla dignità di politici.
Il Presidente Letta afferma che il suo Governo ha riformato la giustizia civile introducendo l'istituto della mediazione obbligatoria. Senza andare nel merito vorrei solo dire ciò che gli addetti ai lavori sanno molto bene; ciò che serve è un intervento organico come è stato fatto per il processo Amministrativo con una riforma che ha permesso di smaltire il vecchio contenzioso e tempi certi di trattazione dei provvedimenti di urgenza.
Il problema della giustizia è un problema anche politico, non solo tecnico ed il fatto che Letta si affretti a dire che bisogna tenere separati i "piani" non aiuta. Appare quanto meno ipocrita negare la necessità di riformare anche il processo penale con l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale in un sistema accusatorio che in Italia si articola nella sostanziale supremazia della parte inquirente rispetto alla difesa e nell'assenza di garanzie sostanziali di terzietà del Giudice in mancanza di una separazione della carriera inquirente da quella giudicante. Affermare che la riforma della Giustizia non è un problema che riguarda Berlusconi è sbagliato ed è il vero motivo di questa crisi. Occorre un dibattito parlamentare su questo tema, occorre affrontare la realtà di una giustizia malata dove un Pubblico Ministero per farsi pubblicità e per far carriera decide quali fascicoli istruire. Non affrontare questi problemi, parlare con voce pacata de "Il giorno della marmotta" non è degno del Capo di un Governo, non è degno di un Paese come l'Italia.E poi lo chiamano doroteo.
multimedia.quotidiano.net/video/politica/letta-berlusconi-e-come-il-giorno-della-marmotta-videodoc-il-premier-da-fazio-cita-il-film-ricominci-qn-50240

giovedì 26 settembre 2013

Stanchi di ideologie che contaminano la scuola

La scuola pubblica italiana dovrebbe essere il primo punto del programma di un governo che abbia a cuore il cambiamento e la crescita dell'Italia.
Ho frequentato la scuola pubblica dall'asilo fino all'Università e sono testimone del fatto che spesso ha raggiunto livelli di eccellenza, tuttavia come specchio dell'evoluzione (o involuzione) sociale risente della forte crisi che sta attraversando il nostro Paese.
Innanzi tutto la scuola pubblica dovrebbe favorire l'accesso indiscriminato di tutti. In secondo luogo se si tratta di scuola con indirizzo internazionale dovrebbe favorirsi l'ingresso di chi conosce perfettamente più di una lingua.
Ieri ho fatto un colloquio con la preside di un Liceo romano. Ho manifestato l'esigenza di trovare una scuola che prevedesse la possibilità per un ragazzo che svolge uno sport a livello agonistico e che ha allenamenti giornalieri, di frequentare anche un buon liceo.
Ho chiesto quindi gli orari, e la politica della scuola nei confronti dei ragazzi che praticano sport.
La preside non è stata in grado di dirmi gli orari di uscita e mi ha comunicato un monte orario sbagliato (36 ore anziché 32 come risulta dal sito della scuola che per il momento non voglio nominare).
Mi è stato detto che non si può considerare la pratica di sport agonistico come credito formativo, perchè altrimenti si introdurrebbe un elemento discriminante verso coloro che non hanno questo talento.
La stessa preside ha affermato che la  perfetta conoscenza di una o più lingue, pur parlandosi di liceo con indirizzo internazionale, non può valere come punteggio per l'ingresso, perchè altrimenti si discriminerebbero coloro che non hanno potuto permettersi lo studio delle lingue.
La conclusione è che quel liceo romano discrimina di fatto chi ha talento nello sport, avvalorando lo stereotipo secondo cui chi lo pratica non possa ambire ad un tipo di istruzione di eccellenza.
Viene anche discriminato chi ha acquisito con sforzo e sacrificio la conoscenza delle lingue straniere dando per scontato che chi va alla scuola privata sia un "privilegiato".
Ci troviamo quindi di fronte ad un caso, non isolato purtroppo, di trionfo dell'ideologia degli stereotipi sui fatti. I fatti sono che numerose ricerche hanno dimostrato come chi pratica lo sport a livello agonistico ha anche i migliori risultati scolastici ed è per questo che nel sistema universitario anglosassone viene considerato criterio preferenziale per l'accesso.
Fino a quando continueremo a formare la futura classe dirigente del nostro Paese senza favorire lo studio delle lingue e senza criteri che valorizzino il merito?

lunedì 23 settembre 2013

Downton Abbey mania

" Ho cercato nel gesto del guardare il primo passo per cercare di comprendere". In questa frase del fotografo Luigi Ghirri, in mostra al MAXXI fino al 27 ottobre, potremmo ritrovare una delle ragioni dell'enorme successo della "Downton Abbey" saga.
Mi riferisco allo sguardo di Julian Fellowes, vincitore di sei Emmy Awards per la prima serie, ma anche autore di romanzi di successo come Snob e Un passato imperfetto.
Ammirando l'arguta contessa madre, interpretata dalla simpaticissima Maggie Smith, cogliamo il suo sguardo  distaccato, ma anche ammirato verso l'aristocrazia inglese.
I giornali popolari hanno scritto molto sulla freddezza della plurisecolare classe dirigente britannica, ma non è la mancanza di sentimenti a distinguerli dal resto dell'umanità, quanto piuttosto l'abitudine a non esprimerli. Naturalmente questo per loro non è un difetto, e non apprezzano l'esibizione delle emozioni negli altri.
Lo sguardo di Fellowes è benevolo, ed è per questo che le battute sprezzanti della contessa madre, che afferma che la visione pessimistica delle cose fa molto "piccolo borghese"o, rivolta alla nuora che le dice " allora siamo diventate amiche'", "no cara, siamo alleate, un legame di gran lunga più efficace.", la rendono simpatica, esilarante. Forse è proprio questa leggerezza del saper vivere, questa tradizione di dare un nome alle loro case, intendendo per "casa" solo la tenuta di campagna e non l'appartamento di città, che sarà sempre chiamato "appartamento".
Forse la disciplina ferrea che si impongono nell'osservare le loro regole inderogabili, che generano anche il senso di appartenenza a un club, può spiegare la fascinazione ed il successo di questa serie, in un mondo dove ormai tutto è permesso e dove anche nell'arte il buon gusto e lo stile sembrano aver definitivamente ceduto il passo ad un sedere in bella mostra con attributi dondolanti,come dimostra l' esposizione  di Francesco Vezzoli al MAXXI.
La profetica esclamazione di Maggie Smith che festeggia il capodanno del 1920  sottolineando come sia incredibile quante cose abbiano superato (la grande guerra)  domandandosi cos'altro  riserverà loro il futuro, suscita in noi la curiosità di sapere come avrebbe apostrofato chi avesse osato chiedere il suo parere sull'abolizione dei termini "madre" e "padre" dal linguaggio della burocrazia.
Attendiamo quindi ansiosi, indossando magari la nostra giacca di tweed per immedesimarci meglio, la terza e la quarta serie.

giovedì 19 settembre 2013

L'errore di Berlusconi

L'errore più grande di Berlusconi?
Non aver avuto uno "sguardo" nuovo sull'Italia. Una visione potente che avrebbe permesso di superare gli stereotipi consolidati che ci impediscono di concentrarci sull'enorme potere di cambiamento che c'è in Italia.
Siamo capaci di distruggere e di ricostruire cose meravigliose. Berlusconi non ha avuto fiducia negli Italiani, nel cambiamento, nella capacità di svincolarsi dalla gabbia dei meschini, è stato inghiottito dalla visione di un'Italia zoppa che cammina all'indietro appoggiata sul bastone della magistratura.

domenica 15 settembre 2013

Lettera a mio padre

Oggi è il mio ultimo giorno a Ponza. Oggi partiamo.
Ho dovuto reprimere anche qui il desiderio di scrivere che avevo ogni giorno.
Svegliarmi presto, guardare il mare blu, le casette colorate di Santa Maria appoggiate sulla collina, respirare l'odore del mare che sembra alleviare quel dolore che ho nel cuore, chiuso in una mano che tenta di stritolarlo.
I gabbiani, la giornata limpida, la luce del sole ormai salito sull'orizzonte promettono bellezza, riparo da qualsiasi pensiero.
Prima era stato il tramonto su Palmarola, il rosa, il lilla, l'arancione e l'isola appoggiata sul mare piatto come carta stagna.
E la malinconia di non poter vivere sempre in un posto così, con il rumore del porto che culla i tuoi pensieri, un bar con i dolci della tua Napoli dove sedersi tranquilli a fare colazione, l'odore dei cornetti appena sfornati.
Biglietto di sola andata. Lettere disperate per affermare il desiderio che non ho saputo realizzare, messo a tacere per troppo tempo che ora urla e strepita.
Caro papà, in fondo mi sento sola perché mi manca il tuo amore. Mi manca come l'acqua quando hai le labbra secche. Con il tuo amore sono cresciuta, coltivando l'illusione che il mondo fosse un posto meraviglioso dove poter trovare la propria strada. Mi hai insegnato che si può e si deve credere in ciò che si fa con tutto il cuore, anche quando ciò che si desidera è difficile e contrario alla logica.
Anche nei momenti in cui il mondo sembra rivoltarsi contro, anche quando gli amici sembrano tradirti e chi dovrebbe amarti e proteggerti sembra usarti per i suoi interessi.
Se tu fossi qui ora ti parlerei per dirti che non riesco proprio ad essere arrabbiata con te.
Se in qualcosa hai sbagliato non sarò io a giudicarti.
E perché se hai sbagliato lo hai fatto con tutto il cuore e con tutta l'anima e le ferite sono state il tuo inferno.
Sono come un'isola, sensibile ad ogni folata di vento, ad ogni mormorio delle onde.

giovedì 12 settembre 2013

Prière

Quand je suis dans le deuil
Tu passes,
Mon coeur est soulagé
La rafale de ton âme laisse, comme une caresse, ton parfum
Les autres n'arrivent pas à entendre tes pas legèrs
Une larme chaude c'est ma prière

lunedì 9 settembre 2013

Lo stile non è effimero come la moda

Le donne che hanno incarnato lo stile spesso non erano belle nel senso classico del termine.
La principessa di Metternich nel XIX secolo diceva "non sono carina, sono peggio".
Coco Chanel sapeva indossare come poche la robe noire con la sigaretta ed un collier di perle.
 Avere stile, ci dice Olivier Saillard, direttore del museo della Moda a Parigi, significa guardare la propria epoca, sapendosene affrancare, significa non essere tirannizzati dal presente né scimmiottare il passato. Lo stile comporta una buona conoscenza di sé, é un fatto di proporzioni tra il busto e le gambe. Questo significa che non tutti possono permettersi il pantalone a vita bassa. Bisogna avere il coraggio di resistere alle mode di passaggio. Avere stile significa  non mettere i vestiti al macero quando hanno più di una stagione! il riserbo è la vera eleganza e anche il distacco.
 Bisogna avere gusto per vestirsi; buono o cattivo, bisogna averne moltissimo!

domenica 1 settembre 2013

Una pioggia di stelle

Una pioggia di stelle,
il mondo, tu sei il mio mondo.
Tu mi manchi
Corro per poter stare qualche minuto, una manciata di ore con te!
"Oh come sto bene con te!" mi hai detto oggi quando ti sono venuta a prendere all'asilo!
E trattenere il respiro, per correre più forte e riuscire ad abbracciarti un pò prima
Fare a pugni con una vita che non concede nulla al sogno, alla lentezza, all'amore

Un topo al Tripoli

Una sera un topolino dal musetto carino è salito sulla tenda blu del Tripoli.
Sembrava incuriosito da quella folla che si era fermata a guardarlo.
Dall'alto osservava amici che si erano incontrati sull'isola. Forse gli amici non erano così cari, forse fare quel viaggio non sarebbe stato così necessario. Forse l'avventura era finita e tanto valeva riconoscerlo.
Osservavo il suo musetto e non avevo il solito ribrezzo che mi suscitano i topi.
Solo che ora, dopo aver assaporato l'entusiasmo e la gioia della scoperta non sapeva più come scendere, e si strofinava nervosamente il muso con le due zampette.Il cuore smarrito ed incredulo, il mondo visto da una tenda blu e quelle barche adagiate sull'acqua luminosa e argentea e la nostalgia per l'entusiasmo, la gioia ogni giorno nuova di provare a guardare il mondo da angolazioni diverse.


giovedì 1 agosto 2013

Ogni viaggio

Ogni viaggio dovrebbe avere il suo libro e il suo diario.
Ogni viaggio dovrebbe essere come un pomeriggio inquieto alla ricerca di qualcosa, tra musica e libri
per ritrovare frammenti di sé.
Ogni viaggio è come l'arrivo in porto, quando il movimento e la lontananza ti fanno sembrare che non ci sia posto, che invece magicamente compare.
Non tutti i viaggi placano la sete dell'animo.
Possono regalare neve ghiacciata, amata, impressa nella memoria o schizzi bianchi su un mare blu cobalto. Palazzi barocchi o mercati multicolori e chiese piene di candele.
L'animo aperto e curioso si veste di bellezza

mercoledì 31 luglio 2013

La scatola magica

Oggi ho visto una nuvola perfetta. Ho guardato il cielo di un azzurro intenso e la nuvoletta bianca e soffice come zucchero filato è comparsa come in un quadro di Magritte.
Non so dire in che modo una nuvola isolata nel cielo luminoso di una giornata estiva possa avermi reso felice, almeno per un attimo. Subito dopo ho avuto paura, è ritornato il pensiero assillante e sordo.
Ho preso il telefono, ho composto il numero e ho disdetto l'appuntamento per l'odioso esame.
L'ho solo rimandato. Ed ora per un pò di tempo terrò il mio cuore chiuso dentro delle scatole che ne attutiscono il battito e rendono insensibili le orecchie, i sensi al dolore.

Auspicio

Ti auguro
dolce nipote
di dare e ricevere
l'amore di mille pianeti

giovedì 25 luglio 2013

Diario di Pietroburgo

Poter trarre dai viaggi quella gioia perfetta che prova un bambino a Natale è un privilegio.
Oggi per me è stato un giorno bellissimo.
Siamo stati al Teatro Mariinsky, nell'atmosfera da fiaba fatta di costumi variopinti, di coreografie simmetriche, di grazia e di leggerezza, abbiamo assistito allo Schiaccianoci.
Questa mattina abbiamo camminato a lungo e senza stancarci mai per chilometri. I palazzi eleganti, di colori pastello, alcuni con la facciata di marmo.
Abbiamo attraversato la Neva sul ponte più lungo di Pietroburgo, verso San Pietro e Paolo.
Per scaldarci siamo entrati nel palazzo della Singer, un incantevole immobile stile liberty che ospita una enorme libreria ed un antico locale da dove si ammira la Prospettiva Nevskij sorseggiando la cioccolata più buona del mondo

mercoledì 24 luglio 2013

Istanbul

Perdersi per le strade di Istanbul, smarrendosi tra le pagine dei romanzi di Orhan Pamuk.
Amare le foto in bianco e nero di Ara Guler e con esse l'atmosfera rarefatta di una Istambul "datata" dove "il vecchio e il nuovo si uniscono in una trama di degrado, miseria e umiltà all'interno di una tradizione che continua nonostante gli sforzi di occidentalizzazione"("Istanbul", Einaudi).
E non riuscire a staccarsi da quelle fotografie, come catturati dall'incantesimo di un mondo in bianco e nero fatto di sobborghi, di viali lastricati, di antichi tram.
Amo la Turchia, amo i suoi abitanti, amo il rapporto conflittuale e complesso tra cultura orientale e cultura occidentale che ad Istanbul trova il modo di coesistere.
Come sostiene il vincitore del premio Nobel  "Leggere romanzi significa confrontarsi sia con la fantasia dell'autore sia con una realtà che ci appartiene e ci incuriosisce". E allora camminiamo per le vie di una città che non è fatta solo di case, monumenti e scorci mozzafiato, ma diventa per Pamuk una sorta di fragilità e indecisione su sé stesso e sul luogo cui appartenere. E ci rispecchiamo nelle acque del Bosforo, come nelle sue parole. "Scrivo perché la vita, il mondo, tutto è incredibilmente bello e sorprendente" e ancora " scrivo per sfuggire alla sensazione di essere diretto in un luogo che, come in un sogno, non riesco a raggiungere"("La valigia di mio padre", Einaudi). Così, attraverso le sue pagine incantate ci sembra di vedere nei pomeriggi estivi quella luce straordinaria che unisce il rosso del cielo al buio misterioso del Bosforo, i suoi battelli con i comignoli fumanti.
Ci viene voglia di prendere un motoscafo, come faceva l'autore da bambino, per spiare Istanbul sia da vicino, casa per casa, quartiere per quartiere, sia da lontano come una silhouette che cambia continuamente.
Ci trasformiamo nei suoi abitanti distratti che camminano a bocca aperta, molti si scontrano, gettano a terra i biglietti, i coni gelati e le pannocchie e i pedoni procedono sulla strada, mentre le auto viaggiano sui marciapiedi. Riconoscersi anche nel sentimento di tristezza che accomuna Pamuk, che da bambino guardava il mondo e Istanbul attraverso un vetro appannato, e la sua città. E ci sembra di comprendere le parole dello scrittore quando dice che "Qui le rovine convivono con la città. Ed è questo ad affascinare molti viaggiatori e scrittori di viaggi. Ma le antenne della città ricordano ai suoi abitanti sensibili che la forza e la ricchezza del passato sono scomparse insieme a quella cultura, e il presente è povero e confuso e non si può confrontare con il passato".

mercoledì 29 maggio 2013

La mia idea di un' Italia demodé (anche a proposito di libertà di insegnamento)

La mia idea di Italia è un pò demodé; " Un idea alta e severa dell'Italia laica, o Italia della ragione" come la definiva Giovanni Spadolini.
Tornano attuali le parole di Luigi Salvatorelli quando scriveva "Noi teniamo fede a valori oggi eminentemente inattuali, al pensiero, alla fraternità umana, alla coscienza individuale. Ma
non avendo interessi da difendere né ambizioni da soddisfare, possiamo permetterci di avere pazienza: la pazienza della storia".
Ci sono esempi "antichi" che andrebbero seguiti. Come quello di De Ruggiero, ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo Bonomi, all'indomani della liberazione di Roma. Quando arriva al ministero ha cinquantasei anni, di cui sedici trascorsi nell'insegnamento universitario. Conosce bene la macchina della burocrazia, si avvale dei funzionari, rianimandone lo spirito di corpo. Annulla i congedi, i comandi i vari "imboscamenti".
De Ruggiero, laico intransigente, non ha tabù né schemi fissi. Di fronte al tormentoso nodo dei rapporti tra scuola pubblica e privata, si muove nel solco crociano, contro ogni "monopolio statale dell'educazione", che " non corrisponde più né al nostro ideale né alla nostra situazione di fatto, perché lo Stato uscirà così stremato dalla guerra , e il bisogno di cultura sarà così accresciuto, che il concorso di privati e di enti morali dovrà essere inteso come una necessità". Libertà di insegnamento, dunque, nell'ambito di una visione rigorosa del pluralismo.
Da professore universitario fa un'analisi del sistema universitario italiano impietosa ed attualissima. Pensa ad una riforma che parta dall'interno degli atenei; anticipa i lineamenti costituzionali dell'autonomia. Si rivolge ai rettori per un censimento dei problemi più urgenti. Anziché indicazioni organiche per la riforma gli giungono solo richieste per nuove cattedre e nuove facoltà.
Con Spadolini ci domandiamo cos'è cambiato dal 1944 ad oggi?

mercoledì 22 maggio 2013

Bellissimi '50

Un ovale perfetto, il suo volto.
Occhi blu a mandorla, sorriso luminoso e dolce.
Nella fotografia è seduta sulla lambretta, abbigliata con un vestito dalla vita sottile e dalla gonna vaporosa.
I capelli tagliati corti con la frangetta.
Altre foto in bianco e nero la ritraggono mentre gioca a tennis con pantaloni al polpaccio e ballerine, o alle feste con gonne vaporose e corpetto.
Erano favolosi gli anni cinquanta della sua giovinezza, anni di speranza sognante che si legge nei suoi occhi.
Erano anni di povertà estrema dopo la guerra, descritti magistralmente da Sandra Petrignani nel suo nostalgico libro "Addio a Roma". Furono gli anni che videro l'Italia "appena cicatrizzata e come sempre poverissima, esplodere fuori dai suoi confini in un'atmosfera di festa intelligente e stracciona" dice Irene Brin. In quegli anni nasce il premio Strega da un gruppo di letterati, giornalisti, appassionati d'arte, gli amici della domenica a casa di Goffredo e Maria Bellonci. Opere e personalità prendevano corpo tra gli stenti, come se la genialità dovesse fiorire più potente nella miseria.
I giovani di allora non avevano bisogno del monito "stay hungry stay foolish". Verrebbe da dire con Soldati che " Quando riusciamo a vedere la bellezza, essa è sempre perduta".
 Quante volte mia madre ha voluto rivedere con me, accoccolata accanto, il suo film preferito "Vacanze romane", con il suo attore preferito Gregory Peck.
 La foto di mio padre che dietro gli occhialoni sembra un bambino e sulla punta della lingua quella solita domanda: ma allora come hai fatto a sposare papà? Ora mi ricordo, lei sorrideva lievemente  e non rispondeva.E la loro vita è straniera per me, che non ero ancora nata. Stranieri loro, così giovani ed entusiasti.
Li guardo come se non fossero loro, come se fossero sconosciuti, perchè anche i genitori possono esserlo, perchè con la nostra visione parziale della realtà abbiamo troppo spesso pensato di conoscerli.
Li guardo nella loro perfezione e mi spiego la mia imperfezione.
L'istantanea di lei con i capelli al vento, ma pettinati, con il foulard sul battello per i fiordi norvegesi; lui con la giacca di velluto che le sorride e la cinge con un braccio.
Da quei sogni e da quella speranza è nata la forza di cambiare il mondo.Da un amore apparentemente perfetto è nato il divorzio; dall'amore per i bambini e per le famiglie numerose è nato l'aborto.
Sono persone fantastiche come i miei genitori, sono persone della loro generazione patinata e perfetta che hanno messo il germe degli eccessi e delle ineleganze dei tempi che viviamo.
Forse noi ineleganti quarantenni, alla ricerca del bello come acqua di fonte, potremo ricostruire un mondo imperfetto, ma bello.

giovedì 16 maggio 2013

A proposito di Jolie

Si chiama "medicina difensiva" e consiste in tutte quelle pratiche che consentono di evitare un contenzioso medico legale.
C'è un tipo di medicina difensiva positiva (assurance behaviour) che consiste nel cosiddetto consenso informato e nel prescrivere una serie di esami  diagnostici che possano diminuire la possibilità di risultati negativi.
La medicina difensiva ha un costo molto alto, incide per oltre il 10% sulla spesa sanitaria nazionale.
Il costo maggiore, però, sembrerebbe di tipo emotivo, considerate le scioccanti dichiarazioni dell'attrice Angelina Jolie a proposito della sua decisione di sottoporsi ad una mastectomia bilaterale dopo l'esame del genoma.
Il Presidente dell'American Cancer Society ha dichiarato che a partire da quelle dichiarazioni 40 milioni di donne americane si stanno chiedendo " se io facessi quell'esame ( ancora abbastanza costoso, ma tra tre anni costerà 30 euro, ndr) cosa mi capiterebbe?"
Non si possono dare giudizi tranchant su decisioni così personali come sono quelle relative alla salute di una persona, tuttavia quando si assume un ruolo pubblico bisognerebbe essere molto prudenti nel pubblicizzare comportamenti discutibili che possono avere un forte impatto sull'opinione pubblica.
Ieri a Roma, si è parlato in un convegno, al quale è intervenuto anche il candidato Sindaco Ignazio Marino,  di medicina difensiva in tempi di crisi, dei suoi costi divenuti insostenibili per il nostro Sistema Sanitario Nazionale.
Una soluzione è stata individuata in alcune buone pratiche come quella di migliorare il rapporto di fiducia medico paziente. In Italia dovremmo ripartire da ciò che di buono esiste, ad esempio nel settore della medicina generale, che si caratterizza proprio per quel rapporto umano tra medico e paziente,  diffuso in modo capillare, che è alla base di un sistema adeguato di cura. Conoscendo il paziente e la sua storia umana, oltre che diagnostica, il medico assume anche la funzione di consigliere dotato di equilibrio e di buon senso. Ad una persona con una storia di traumi familiari legati al cancro non gioverebbe di più un medico che consigli uno stile di vita sano e controlli preventivi, piuttosto che un'esame del genoma?


mercoledì 15 maggio 2013

Come due angeli

Cadere con la vespa in mezzo al caotico traffico romano può essere un fatto ordinario.
Più  straordinario, invece, è essere soccorsa da due signori gentili che ti aiutano a rialzarti, si accertano che non ti sia fatta male e fanno presente a chi ti ha investito che è buona norma aiutare a rialzarsi una signora anche se non si è fatta male, offrirgli un bicchier d'acqua, un fazzoletto. Gesti semplici eppure così rari nella vita indiavolata di una città come Roma.
Alla fine il motociclista è stato portato sulla strada della ragione dai modi educati e commoventi, ha fatto anche lui il beau geste  e la giornata è iniziata sotto il segno delle belle e ormai dimenticate buone maniere.

martedì 7 maggio 2013

Suggestioni milanesi

Arrivare a Milano, le sue pietre color sabbia, i tram, la via dei giardini.
L'aria frizzante a via del Gesù dove all'interno di un palazzo una targa ricorda la prima radiostazione di broadcasting di Milano il 10 maggio 1925 da parte di tre radio amatori tra i quali il conte Boschetti. Un pò di pioggia a Milano non guasta, mentre cammini per via Serbelloni e scorgi un grande orecchio di bronzo, dello scultore milanese Adolf Wildt. Fu concepito come un citofono ed è incastonato nella costruzione liberty di Palazzo Sola-Busca.
Poi entrare in uno dei più antichi palazzi di corso Venezia, Palazzo Serbelloni,  dalle belle sale napoleoniche dove Joséphine de Beauharnais soggiornò. A Joséphine che manifestò a Napoleone il suo disappunto indossando lo stesso abito per due sere di seguito, Napoleone disse "Vedo che non avete avuto nemmeno il tempo di cambiarvi d'abito da ieri".
L'elegante metropoli ti incanta anche per i suoi locali storici, come il Café Cova, immutato anche nelle insegne, nell'accuratezza del servizio, o come il Sant Ambroeus, locale simbolo della Belle Epoque.
Visitare a Palazzo Reale la collezione Netter dove ritroviamo, fino all' 8 settembre 2013, i poetici ritratti di Modigliani, le vedute parigine di Utrillo ed i quadri ispirati all'arte africana di André Derain.
Ammirare l'eleganza di quei ritratti, di quelle figure femminili dal collo lungo e dagli occhi a mandorla e scoprire che Modigliani seguiva il suo gusto a costo  non essere apprezzato sul mercato, se non dopo la sua morte. Amedeo Modigliani, detto anche "il filosofo"per le sue conversazioni di storia e di filosofia con il nonno Isacco Garsin, un giorno a Diego Rivera, che gli consigliava di dipingere paesaggi urlò, di fronte ad un Picasso ammutolito, " Paesaggi! Ma non farmi ridere, il paesaggio non vive!"
Al Teatro alla Scala due figure eteree, Bolle e Zakharova, danzano Gisèle, e tornare ad emozionarsi anche solo per l'orgoglio di essere italiani.

lunedì 6 maggio 2013

Come avviare l'Italia sulla via della speranza

E' singolare come il nostro Paese che dovrebbe essere tra i più cattolici e che per tale ragione spesso viene tacciato di scarsa laicità, in una materia importante come quella delle politiche familiari non disponga nemmeno di un ministero.
L'unico Ministro a rivestire tale incarico è stata Rosy Bindi dal 2006 al 2008. Dal 2008 fino al 2011 il delicato compito di dare sostegno alle famiglie è stato retto da un sottosegretario.
Un Governo di larghe intese come quello in carica, dovrebbe  porsi obbiettivi seri e ambiziosi come quello di immaginare un modo di vita che permetta alle famiglie di vivere meglio.
Occorrerebbe studiare, magari con l'ausilio di una commissione di esperti, le misure adottate da paesi come la Francia che hanno saputo aiutare, ormai da diversi decenni, la crescita a partire dalle famiglie.
Servirebbero misure organiche per un programma di aiuti che prevedano da un lato la semplificazione del sistema dei sussidi familiari, dall'altro la riduzione proporzionale delle imposte con l'aumento del numero dei figli,  l'aumento dei posti nido anche con programmi di riqualificazione edilizia e di edilizia scolastica.
La speranza non è solo una virtù teologale, ma è un modo di vivere e di interpretare la società in modo positivo.



lunedì 15 aprile 2013

Le Quirinarie foglianti

La boutade fogliante è una bella provocazione.
Per quanto riguarda la candidatura di Massimiliano Latorre, però, non ci scherzerei troppo.
Mi sembra infatti che sulla pelle dei due militari Italiani si siano esercitate troppe cialtronerie, imperizie e colpe gravi.
Io naturalmente sarei onorata di avere come Presidente della Repubblica un Servitore dello Stato che ha messo la propria vita a servizio della Nazione. Non mi sembra, però, che le Istituzioni che ci rappresentano abbiano preso sul serio il compito di tutelare l'incolumità dei nostri militari in missione internazionale nelle opportune sedi. Molto ancora si può e si deve fare. La domanda è: cosa aspettiamo?
Nel frattempo io voto senz'altro Massimiliano Latorre for President!

domenica 14 aprile 2013

La cura del malato tra "decotti" e medici umani

Ho letto il bellissimo articolo di Nicoletta Tiliacos "Il decotto della Regina", su Il Foglio di sabato, che parla di un'erba magica, la"belladonna", di un guaritore bulgaro esperto conoscitore di piante medicinali, della Regina Elena e della bellissima storia della nascita di una sezione del Policlinico di Roma, l'Istituto Regina Elena per lo studio e la cura dell'encefalite.
L'articolo parte da una idea intuitivamente valida, che il metodo scientifico, inteso come processo razionale di passi successivi e obbligati, ben padroneggiati da esperti delle volte deve cedere il passo all'intuito dei profani, di chi come Jack Andraka, un quindicenne del Maryland, ha scoperto un metodo semplice e poco costoso per diagnosticare vari tumori.
 E poi penso all'ultimo libro di Pierluigi Battista, La fine del giorno, che parla anche  del sentimento di "delusione per una medicina che si crede onnipotente, e che invece con il cancro svela tutt'intera la propria desolante impotenza, scatena un'aggressività esacerbata verso chi è considerato sacerdote della scienza "ufficiale" e alimenta la tentazione di aggrapparsi alla speranza di qualche remota soluzione magica". Quanti sono i "viaggi della speranza" di persone che pur di guarire i propri cari li sottopongono a pellegrinaggi verso cure che sono solo illusioni e poi alla fine quasi una violenza verso i malati e i parenti.
Pierluigi Battista affronta anche un altro aspetto molto vero. "Basta vedere all'opera l'impegno davvero ammirevole dei medici e degli infermieri, per capire quanto fossero deliranti e paranoici i sostenitori del complotto dei "camici bianchi". P. aveva saputo che molti , tra quei medici, avevano alle spalle storie di lutti e di tragedie legati al cancro e avevano intrapreso la strada della clinica oncologica quasi mossi da un ideale di risarcimento, da un senso di missione". Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siano bravi i nostri medici in Italia. Mio padre è stato curato in modo eccellente per sette anni al Policlinico Gemelli. L'eccellenza è riferita non solo alla perizia con cui quei medici " si aggiornano con rigore e passione", ma anche all'aspetto umano a quella loro capacità molte volte di stabilire un rapporto di amicizia e aggiungerei di reciproca fiducia con i malati. E' stata ormai riconosciuta l'importanza dell'aspetto psicologico nella cura dei tumori, ma l'impressione è che non si faccia abbastanza, e dopo tanti anni sono arrivata alla conclusione che bisognerebbe essere molto cauti nel comunicare diagnosi che suonano come inappellabili condanne.
"...Ma era evidente che nei suoi occhi le domande e i dubbi soppiantavano le certezze. Qualunque bugia, in fondo, sarebbe stata meno atroce della verità."
Sono dubbi, quesiti che si pongono molti malati, molte persone che si domandano perchè non si possano armonizzare le scoperte della medicina moderna con pratiche e saperi più antichi come quelli sulle erbe medicinali, l'agopuntura e tutto ciò che consideri la cura dell'uomo come ricerca e perseguimento del suo benessere, come considerazione della persona umana nel suo complesso.
Sono dubbi che hanno a che fare anche con un'intuizione elementare, che la persona umana è un unicum che non può essere separato, parcellizzato, sezionato e che nella cura del malato si debba considerare l'individuo nella sua globalità.

mercoledì 10 aprile 2013

Les yeux de Stalin, la voix de Marilyn

 Henry Kissinger subì, come molti altri, la fascinazione per Mitterrand e alla sua domanda sulle sue impressioni  sulla Pyramide del Louvre, rispose "Cosa ne penso? Esattamente la stessa cosa che penso della vostra politica: quando ho sentito parlare del progetto non mi è piaciuto per niente; ma quando ho visto la sua realizzazione, l'ho ammirato."
Come tutti i grandi uomini Mitterrand aveva rispetto, ammirazione delle volte, per uomini politici di idee diverse dalle sue. "Dal loro primo incontro fu attratto dalla forza delle sue convinzioni e dal suo charme indefinibile"racconta Jaques Attali, per vent'anni suo principale consigliere, nel suo libro "C'était François Mitterrand", a proposito del suo primo incontro con Margaret Thatcher.
Pare che l'infatuazione che lo portò a proferire la famosa frase " Elle a les yeux de Staline et la voix de Marilyn Monroe" fu presto ricambiata. Non a tutti piaceva lo sguardo perçant, la sua allure da ultimo monarca di Francia, o  il timore reverenziale che incuteva su chiunque all'Eliseo si fosse imbattuto in quella ragazzina in gins e scarpe da ginnastica, Mazarine sua figlia "segreta" di cui tutti sapevano e di cui nessuno osava parlare. La Lady di ferro, che avrebbe dovuto detestare un alleato dei comunisti, un letterato che non si interessava alle questioni economiche, cedette presto al suo charme intellettuale e lo considerò uno dei suoi alleati più fedeli. Sembra che lei non abbia mai dimenticato la solidarietà espressa, contro l'avviso del Quai d'Orsay, il giorno dell'attacco alle Isole Falkland ed il voto, a fianco dell'Inghilterra, espresso all'ONU. Di Mitterrand lei più tardi disse " Nessun altro presidente francese avrebbe fatto questo per la Gran Bretagna. Crede in valori semplici, come me. E l'Alleanza, come l'Europa, è un valore semplice."
Quando fu costretta a lasciare Downing Street, Mitterrand la rimpianse dicendo " Era un avversario, ma almeno aveva una visione. L'impopolarità non le faceva paura." Erano le doti, avere una visione politica e l'indifferenza alle critiche, che, secondo Mitterrand, facevano di lei un capo di Stato.

domenica 17 marzo 2013

La fine del giorno

Ripenso a quei corridoi enormi e bianchi percorsi milioni di volte. La luce del sole dalle grandi finestre e nello stomaco un enorme pugno chiuso che mi impediva di crollare e che anzi mi spingeva, mi dava un passo sicuro sui miei alti zatteroni estivi. Dovevo chiudere le lacrime nel pugno,far brillare   quegli occhi che vagavano smarriti. Dovevo trasmettere a mio padre, ricoverato per l'ennesima volta, un "senso di normalità" pur essendo malato di un tumore. Provo disagio ancora a nominare una parola innominabile. Ho vissuto anni in cui tutti noi, la mia famiglia, abbiamo costruito un muro di protezione (o così credevamo) intorno a lui, non pronunciando quel nome che suona come una condanna. "Cancro suona come un'espressione socialmente sconveniente, circondata da tabù, reticenze, silenzi scaramantici" come dice Pierluigi Battista nel suo ultimo libro.
Sono ricordi che fanno ormai parte di me, tornati fuori in modo prepotente leggendo l'ultimo libro di Pierluigi Battista,"La fine del giorno" un diario. Il diario di una malattia impronunciabile che ha colpito sua moglie.
E' un atto di coraggio scrivere di fatti personali tanto dolorosi e riuscire a scriverne senza sbavature di autocommiserazione. Ogni pagina di questo diario fa trasparire la  "profonda ripugnanza" per quella "orribile escrescenza del dolore che è l'autocommiserazione, una forma spaventosa di egocentrismo del superstite, un sentimento riferito solo a sé stesso e non alla persona che ha subito il massimo dell'affronto e non è nemmeno più in grado di lamentarsene".
Ogni pagina di diario ci riporta alla "solitaria Adirondack di colore rosso e di struggente malinconia... il soggetto di un'opera di Paul Schulenburg esposta in un museo intitolato a uno degli artisti che lei amava di più Eduard Hopper". L'immagine che ci rimane leggendo il libro è quella bellissima del suo "fiero atto di ammutinamento morale, il rifiuto di farsi annichilire come persona integra, non riconducibile all'unica e totalizzante condizione di inferma incapace di vivere". Non perdere il senso dell'ironia,non smettere di canzonare amabilmente, rimanere aggrappati alla "normalità", che può essere rappresentata dallo scambiare un'enorme libro sui tumori, con un'enorme granchio, karkinos, sulla copertina, per un libro sui segni zodiacali. Perchè quella normalità è vita e perchè la vita è fatta di speranza, che è l'unica cosa che vorremmo non ci venisse mai tolta e che solo persone grandi riescono ad avere sempre nascosta in un angolo del cuore.
Leggere questo diario, e ripiombare in quell'indescrivibile coacervo di sentimenti che si provano anche solo leggendo una pagina memorabile dell' Idiota di  Dostoevskij dove si descrive il drammatico sentire del condannato a morte. "Se potessi non morire! Se si potesse far tornare indietro la vita, quale infinità! E tutto ciò sarebbe mio. Allora trasformerei ciascun minuto in un intero secolo, non ne perderei nulla, terrei conto di ogni minuto e non ne sprecherei più nessuno!"





mercoledì 6 marzo 2013

YSL e i magnifici Settanta

Qualcuno ha scritto che il disegno di Yves Saint Laurent è come la scrittura dell'aria del proprio tempo scandita dai viaggi del proprio immaginario. Vedendolo nei filmati anni settanta che lo ritraggono con i suoi occhialoni intramontabili, sentendo la sua voce calma ripetere "J'adore mon époque", si viene sbalzati, come per magia, negli anni in cui Barry White cantava "let the music play".
 Senza dimenticare che"la mode n'est pas un art meme si elle a besoin d'un artiste pour exister" come ha detto Pierre Bergé a margine della retrospettiva al Centre Pompidou di Yves Saint Lauren nel 2002, l'impressione è quella di immergersi in un'atmosfera sognante, la stessa in cui da bambini guardavamo assorti nostra mamma guidare con chignon ed occhiali da sole che le coprivano metà della faccia.
 Ci sembra una magia quella che riporta dalla mostra su Yves Saint Lauren "A visionary", a Bruxelles dal 30.1.2013 al 05.05.2013, in piena "rive gauche mania". Per capire il fenomeno che ha interpretato e letteralmente mandato in delirio un'epoca riportiamo il pensiero di Claude Berthold "...c'est la furie, la tuerie du matin au soir. Si vous aimez essayer tranquillement (des robes de jersey à partir de 250 F, des manteaux à 450 F, des tailleurs à 600F), faites comme Catherine Deneuve ou comme Mireille Darc: venez plutot à l'heure du déjeuneur".
Il visionario, il moderno, il sognatore completamente a suo agio nella sua epoca rivoluzionaria veste le donne più charmantes del suo tempo. A partire da Claudia Cardinale , misteriosa principessa indiana nel film "La Pantera rosa", vestita dalla testa ai piedi con lo straordinario guardaroba disegnato per lei da Saint Laurent, passando per la figura emblematica di un'intrepida giovinezza Françoise Sagan, per arrivare a Catherine Deneuve, icona di stile nell'immortale "Belle de Jour".
E poi soffermarsi e riconoscere in abito bianco tra le modelle che hanno sfilato allo Stade de France nel 1998, una Carla Bruni radiosa, che forse già presagiva il suo futuro da francese naturalizzata.
I suoi schizzi per le collezioni dal 1962 al 2002, i suoi tailleur pantalone impreziositi da bottoni gioiello, gli smoking ed i vestiti maschili ingentiliti dalla mussolina di seta e dalle decolté, vestiti pensati per una donna che si sente a suo agio nella sua pelle, moderna, che non ha bisogno di cambiarsi, ma solo di accessori modulabili. Una semplicità sofisticata che rivedo nei gesti, nello stile, nel modo di assaporare l'esistenza aspirando una sigaretta, proprio di un'epoca e delle persone che abbiamo trasformato in icone.





venerdì 22 febbraio 2013

Eternità

Parigi è malinconia e esaltazione dolorosa
Parigi è la mia atmosfera
È passato e futuro
È camminare fino allo sfinimento  e non averne mai abbastanza
Parigi è tutto l'amore cui il mio cuore possa aspirare
Rue du Bac, place des Vosges, le jardin du Luxembourg
E inorridire di fronte ai lucchetti sul Pont des Arts

martedì 12 febbraio 2013

La cristiano fobia

Come fuscello mosso dal vento colui che crede è vessato dalla tracotanza dei non credenti
Perché nessuno si domanda la ragione per cui il mondo è così arrabbiato con i cristiani come se il loro stesso esistere arrecasse cruccio ai laici, agli atei?
E perché non si lasciano liberi gli uomini di scegliere, nella sfera della coscienza, la propria inclinazione sia essa il credere o il non credere? Perchè il Papa uscente è stato tacciato così spesso di non essere al passo con i tempi quando la sua funzione è quella di preservare i valori della Chiesa, non già quella di guidare uno Stato laico? Perchè non si pretende lo stesso dagli esponenti di altre religioni?
L'impressione è che ci troviamo di fronte ad una nuova forma di assolutismo, che vorrebbe incidere sulle coscienze, in barba ai più elementari principi di libertà. Si va affermando la dittatura del Diritto, senza che vi sia come bilanciamento l'obbligo di rispettare la Natura dell'uomo. Tutto è consentito, e chiunque si frapponga, con un'idea diversa, alla realizzazione del Diritto viene accusato di essere reazionario e retrogrado. Il problema che si pone è la necessità di una mediazione tra interessi contrapposti attraverso il principio di tolleranza che prevede come corollario la tutela delle minoranze.
Domina la convinzione che i cattolici siano d'inciampo al progresso,
come se il pensiero cattolico avesse ancora influenza su qualsivoglia centro decisionale o fosse capace di indirizzare l'opinione pubblica.
L'uniforme indirizzo giurisprudenziale della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo e della Suprema Corte di Cassazione dimostra casomai il contrario.
Si ha come l'impressione che i cattolici siano considerati ultimo baluardo del diritto naturale, eliminato il quale molti portatori di interessi diffusi e prevalenti brinderanno.
Ma è veramente così? O non è vero il contrario, che le coscienze dei cattolici ormai intorpidite dal secolarismo e dal relativismo siano come gregge spaurito in un mondo di lupi mannari?

domenica 10 febbraio 2013

Beat It, casse-toi: vola via

Siamo fatti della stessa materia dei sogni.
Come il sogno di Michael Jackson quando era bambino che riaffiora nelle canzoni più inaspettate.
Il dolore provato da bambino è stato la sua forza. Sembra di vederlo guardare con i suoi occhi grandi ed increduli suo padre mentre gli urlava "Beat It", che traduciamo eufemisticamente "togliti dai piedi".
"Gli devi dimostrare che non hai paura,
giochi con la tua vita, non è la verità o una sconfitta
Ti picchieranno,
e poi ti diranno che te lo sei meritato
allora "beat it", ma ti prenderai gioco dei cattivi".
Quanta felicità ci ha regalato e ci regala la sua musica, la sua forza di portare avanti la lotta per la sopravvivenza, solo per diventare un uomo.
E ci piace pensare che lui sia riuscito veramente a "togliersi dai piedi" volando via e trasformando quel dolore in arte, in una musica rivoluzionaria insieme soul, funk e rock. Sublimazione del suo sogno, la musica, la danza, l'essere riconosciuto come miglior artista del millennio ai World Music Awards.
I cattivi, gli invidiosi si sono, però, moltiplicati con lo spettacolare successo.
Hanno inscenato un turpe processo cercando di offuscarne l'onore, imputandolo di crimini infamanti.
Salvo poi pubblicare i fascicoli dell'FBI, nel 2010 dopo la sua morte, dai quali emerge che non è stata trovata alcuna prova a sostegno delle gravi accuse.
 Con le tue canzoni e la tua vita sei volato via, ti sei preso gioco dei cattivi trasformando in carica di felicità tutto questo dolore

sabato 9 febbraio 2013

Cognomi

Conosco una persona che si è laureata con il massimo dei voti in Economia alla LUISS.
Conosco una persona che parla perfettamente tre lingue, ha lavorato all'estero per quindici anni per una grande multinazionale italiana.
Conosco una persona che ha un retroterra culturale ed una competenza specifica in materia economica invidiabile.
Ora ha avuto una bambina bellissima e la sua azienda non lo vuole trasferire nel suo Paese d'adozione dove si vorrebbe riunire a sua moglie e a sua figlia.
 E' nipote di un padre fondatore della Repubblica.
Il peso di un cognome può essere paralizzante se ti hanno insegnato sin da piccolo che si deve e si può progredire in base alle proprie capacità. Se sei fiero di quel cognome non hai capito niente perchè sarai chiamato a lavorare il doppio, a sfoderare talento da vendere  solo per non sentir dire che sei un "raccomandato", solo per ambire ad essere giudicato per quello che sei: uno  che ha fatto solo il suo dovere, ma che nessuno si è mai filato.

martedì 5 febbraio 2013

Sì viaggiare

Come ci insegna Henri Michaux,cui è dedicata una parte del numero speciale di Le Magazine Littéraire intitolato "Eloge du voyage", viaggiare può rappresentare il senso di una vita, la ricerca di sé e del senso di spaesamento che spesso donano i veri viaggi. Sentire la colonna sonora del film "La febbre del sabato sera" ed essere catapultati nelle scene della propria vita, rivederle come un film che si è vissuto intensamente.
Ripensare a quel viaggio da Parigi, attraverso il Pas-de-Calais, verso Londra, l'hovercraft che si solleva leggermente da terra e sopra il mare della Manica,i finestrini sul paesaggio, l'alfetta metallizzata.Tu e tuo padre abbracciati di fronte al Big Ben. E mentre balli al ritmo di Donna Summer non sai se hai quarant'anni oppure otto, perchè l'eccitazione, lo stupore, il senso di avventura ed il piacere sono gli stessi di quando eri bambina, come il taglio di capelli preferito.
José Saramago diceva che " Bisogna vedere quello che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove prima pioveva...l'ombra che non c'era.
Bisogna ritornare sui passi già dati...per tracciare a fianco nuovi cammini.
Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre."
L'avventura di ogni viaggio ci permette di scoprire o di riscoprire qualche cosa di noi e la musica delle volte è meglio di un aereo, la malinconia ci prende per mano e ci porta in luoghi reconditi, sconosciuti o noti, comunque entusiasmanti

mercoledì 30 gennaio 2013

A B.4

Vedo attraverso i tuoi occhi
Anima fragile e sensibile
Altri occhi blu evanescenti
 su di te, su di noi

martedì 15 gennaio 2013

Incipit 2

E poi abbiamo vissuto come sospesi in una perenne attesa di rincontrarti per riunirci.
Salutati gli amici, i compagni di classe, tu ci hai detto che avevate deciso di non partire più.
Tanto tu saresti tornato presto. Dopo due anni. Poi sono stati cinque. E poi altri cinque.
Le delusioni dei bambini sono assolute. Cocenti dolori che non sai riconoscere, ma che sono lì ad assorbire ogni tuo pensiero, ogni tua energia.
Ricordo come ieri il prato con il mare davanti e i festosi saluti, il prometterci che ci saremmo rivisti l'estate seguente. Non ero triste, ero raggiante, felice di andare a vivere in un nuovo Paese, nuovi amici.
E poi dentro casa, ricordo la luce gialla sul tavolo e noi seduti intorno. Tu che ci dicesti un pò ridendo una cosa così dolorosa.
Per tutta la mia vita, delle volte ancora adesso, mi sono chiesta il perchè. Perchè dopo aver salutato amici e compagni di scuola; perchè dopo aver visto la casa, quanto era bella.
Perchè io e mamma in macchina a cantare "marameo perchè sei morto" in tempi sfalzati, le risate e poi l'incessante domanda ed il senso di assoluta impotenza, l'ineluttabilità delle cose e la speranza che prima o poi tutto cambi.
Ho vissuto la quinta elementare come una punizione. Ho odiato la maestra e la bella calligrafia. Amavo solo i miei disegni di boschi incantati dove facevo muovere figurine di carta, fate, streghe, folletti.
Mi entusiasmava solo la storia, i moti carbonari del 1820, Pietro Micca disegnato sul quadernone.
Osservavo con occhi grandi e interrogativi mia madre che truccava i suoi occhi blu e tristi. Ci divideva uno schermo trasparente che nè io nè lei potevamo valicare.

venerdì 11 gennaio 2013

Santoro vs Berlusconi 0/1

Istrione, animale da palcoscenico o navigato seduttore o tutte queste ragioni insieme hanno permesso a Berlusconi di vincere contro i bookmakers che scommettevano che non sarebbe arrivato a fine puntata. Aveva vinto già prima, quando aveva deciso di andare nella tana del lupo, colui il quale aveva fatto dell'anti berlusconismo anche la propria fortuna professionale ed economica, non importava nemmeno come sarebbe andata, una vera mossa da maestro.
Penso però che non sia solo merito della risaputa abilità di un uomo che sa offrire il meglio di sé quando é assediato, braccato, turlupinato. E' anche merito della gabbia ideologica dei suoi aguzzini, del loro pensiero unico, che non hanno saputo andare al di là delle solite manfrine che non interessano e non hanno mai interessato nessuno. Se avessero chiesto ad un elettore deluso da Berlusconi di intervistarlo forse lui avrebbe saputo fare di meglio.
Ci sarebbe voluta una persona seria, qualcuno che avesse a cuore veramente la Politica con la P maiuscola per dire a Berlusconi ciò che veramente non si riesce a perdonare ai suoi molti anni in politica. Perché in tutti questi anni non ha saputo selezionare una classe dirigente seria, credibile e preparata? Perché in tutti questi anni il PdL non ha saputo selezionare candidati presentabili capaci di occuparsi in maniera seria dell'amministrazione della cosa pubblica e delle riforme necessarie al nostro Paese?
L'impossibilità di dare una risposta seria a questa domanda impedirà agli elettori di centro destra di votare Berlusconi.

mercoledì 9 gennaio 2013

Seventies

Ho amato "Argo" come si amano quei libri, quei film, quelle persone che ti piacciono, ma non riesci a capire perchè così tanto.
Ho pensato all'incalzare delle scene, al sentirsi sul filo del rasoio e col fiato sospeso fino all'ultimo.Ho cercato risposte nell'ambientazione esotica dei bazar, nella moschea blu di Istanbul, nei filmati storici del rientro dopo l'esilio a Parigi di Khomeini a  Teheran, ma non le ho trovate. Non riuscivo proprio a spiegarmi il languore che mi prendeva mentre, seduta sulla poltrona di velluto rosso, amavo quel film e persino la nuova pettinatura di Ben Afflek. Poi ho capito che a piacermi erano proprio i suoi capelli, i suoi pantaloni a zampa di velluto beige ed il borsello di pelle. Lo chignon disinvolto, ma impeccabile dell'attachée diplomatica, la camicia con il collo allungato e stretta in vita, perfetta sulla gonna scamosciata e leggermente svasata al ginocchio.Ho adorato persino gli occhialoni spessi e grandi come televisori che mi hanno fatto ripiombare nella Parigi anni settanta, mio padre seduto alla scrivania con la sua lettera32.

martedì 8 gennaio 2013

Perfetto

Perfetto  il sogno bambino
Gaiezza o malinconia assoluta
Il mondo in una luce appesa



lunedì 7 gennaio 2013

Lunedì

Smarrimento dei sentimenti
 nullità, mediocrità che incatena
riversa nella confusione e nel rumore
il quotidiano, l'ordinario
anestesia del dolore