giovedì 26 settembre 2013

Stanchi di ideologie che contaminano la scuola

La scuola pubblica italiana dovrebbe essere il primo punto del programma di un governo che abbia a cuore il cambiamento e la crescita dell'Italia.
Ho frequentato la scuola pubblica dall'asilo fino all'Università e sono testimone del fatto che spesso ha raggiunto livelli di eccellenza, tuttavia come specchio dell'evoluzione (o involuzione) sociale risente della forte crisi che sta attraversando il nostro Paese.
Innanzi tutto la scuola pubblica dovrebbe favorire l'accesso indiscriminato di tutti. In secondo luogo se si tratta di scuola con indirizzo internazionale dovrebbe favorirsi l'ingresso di chi conosce perfettamente più di una lingua.
Ieri ho fatto un colloquio con la preside di un Liceo romano. Ho manifestato l'esigenza di trovare una scuola che prevedesse la possibilità per un ragazzo che svolge uno sport a livello agonistico e che ha allenamenti giornalieri, di frequentare anche un buon liceo.
Ho chiesto quindi gli orari, e la politica della scuola nei confronti dei ragazzi che praticano sport.
La preside non è stata in grado di dirmi gli orari di uscita e mi ha comunicato un monte orario sbagliato (36 ore anziché 32 come risulta dal sito della scuola che per il momento non voglio nominare).
Mi è stato detto che non si può considerare la pratica di sport agonistico come credito formativo, perchè altrimenti si introdurrebbe un elemento discriminante verso coloro che non hanno questo talento.
La stessa preside ha affermato che la  perfetta conoscenza di una o più lingue, pur parlandosi di liceo con indirizzo internazionale, non può valere come punteggio per l'ingresso, perchè altrimenti si discriminerebbero coloro che non hanno potuto permettersi lo studio delle lingue.
La conclusione è che quel liceo romano discrimina di fatto chi ha talento nello sport, avvalorando lo stereotipo secondo cui chi lo pratica non possa ambire ad un tipo di istruzione di eccellenza.
Viene anche discriminato chi ha acquisito con sforzo e sacrificio la conoscenza delle lingue straniere dando per scontato che chi va alla scuola privata sia un "privilegiato".
Ci troviamo quindi di fronte ad un caso, non isolato purtroppo, di trionfo dell'ideologia degli stereotipi sui fatti. I fatti sono che numerose ricerche hanno dimostrato come chi pratica lo sport a livello agonistico ha anche i migliori risultati scolastici ed è per questo che nel sistema universitario anglosassone viene considerato criterio preferenziale per l'accesso.
Fino a quando continueremo a formare la futura classe dirigente del nostro Paese senza favorire lo studio delle lingue e senza criteri che valorizzino il merito?

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