venerdì 25 ottobre 2013

Mia sorella

Il suo viso, i suoi lineamenti armoniosi, il suo incarnato. Il suo silenzio. Il suo umorismo: "mi hanno farcito come una faraona", all'indomani di una lunga operazione per combattere un male il cui solo nome terrorizza.
Le infermiere ci sgridano, nella stanza c'è troppo chiasso. "Vi sembra la stanza di una paziente appena uscita da una complessa operazione?" ci apostofa l'infermiera. "No, per fortuna!". Non c'era quel compatimento peloso di quelle persone che partecipano solo apparentemente al dolore degli altri, c'era allegria e fiducia che le cose sarebbero andate per il meglio.
Al secondo passaggio, ci impone di abbassare la voce. Che ci possiamo fare se siamo felici di vedere lei di nuovo in mezzo a noi, con la sua vitalità, simpatia e bellezza intatte!

mercoledì 16 ottobre 2013

Canottaggio je t'aime!

Amo il canottaggio per motivi futili. Lo amo da quando ho visto uno dei miei film preferiti, Sliding doors. Lo amo perché in quel film Gwyneth Paltrow fa il tifo per il suo fidanzato James ed esulta guardando sfilare le barche eleganti sul Tamigi. È puro senso estetico, ritmo e benessere.

domenica 13 ottobre 2013

Erwin Blumenfeld, l'uomo che fotografava donne bellissime

Il mio pezzo pubblicato su Europa quotidiano sulla fantastica retrospettiva al Jeu de Paume a Parigi su Erwin Blumenfeld "The Man Who Shot Beautiful Women" www.europaquotidiano.it/2013/luomo-che-fotografava-donne-bellissime

martedì 8 ottobre 2013

Il silenzio, mia sorella

Erano attimi che potevano durare mesi, erano frazioni del tempo dell'anima non quantificabili dove avveniva quel miracolo niente affatto anagrafico di capire una volta ancora di essere sorelle.
Tutto era iniziato un giorno o forse un altro. Non accadde certo quando nacque sua sorella, ma un pò più tardi.
Le insegnava come si doveva fare per mettere la fiala nella flebo. E sembrava un carro armato.
Niente sembrava scalfirla. Sua sorella, invece, era un fuscello, una foglia gracile e mobile ad ogni sbuffo di vento. La guardava e cercava di imparare da lei qualcosa che non si può apprendere.
Perché se sei uragano trascini ogni elemento, particella che incontri. Se sei brezza puoi al massimo muovere una ciocca di capelli come in una carezza.
L'uragano con quel suo andare ondivago e un pò violento mette in campo tutta la sua energia. Poi si placa, poi rinasce dopo aver fatto volare case, automobili, alberi. La brezza non ha quest'energia, tutt'al più può dar refrigerio in un mattino d'estate, ma non solleva nessuno, né trascina.
Non si può imparare ad essere uragano.
Mettere la fiala, fare iniezioni, massaggiare piedi dove la circolazione si è quasi fermata scuote nel profondo. Come passare mattine e pomeriggi interi per corridoi bianchi e immensi, fare file con un numero, perennemente sospesi in un tempo ovattato dove tutto si ferma nei visi delle persone, nello sforzo sovrumano di  vedere chi si ama soffrire.
"Sto imparando. Devo ancora imparare a scrivere, a parlare."  scrive mia sorella ( Il silenzio, Storie in 100 parole, L'Estroversa), e mi dice che le cose importanti spesso restano chiuse nel cuore.