lunedì 15 aprile 2013

Le Quirinarie foglianti

La boutade fogliante è una bella provocazione.
Per quanto riguarda la candidatura di Massimiliano Latorre, però, non ci scherzerei troppo.
Mi sembra infatti che sulla pelle dei due militari Italiani si siano esercitate troppe cialtronerie, imperizie e colpe gravi.
Io naturalmente sarei onorata di avere come Presidente della Repubblica un Servitore dello Stato che ha messo la propria vita a servizio della Nazione. Non mi sembra, però, che le Istituzioni che ci rappresentano abbiano preso sul serio il compito di tutelare l'incolumità dei nostri militari in missione internazionale nelle opportune sedi. Molto ancora si può e si deve fare. La domanda è: cosa aspettiamo?
Nel frattempo io voto senz'altro Massimiliano Latorre for President!

domenica 14 aprile 2013

La cura del malato tra "decotti" e medici umani

Ho letto il bellissimo articolo di Nicoletta Tiliacos "Il decotto della Regina", su Il Foglio di sabato, che parla di un'erba magica, la"belladonna", di un guaritore bulgaro esperto conoscitore di piante medicinali, della Regina Elena e della bellissima storia della nascita di una sezione del Policlinico di Roma, l'Istituto Regina Elena per lo studio e la cura dell'encefalite.
L'articolo parte da una idea intuitivamente valida, che il metodo scientifico, inteso come processo razionale di passi successivi e obbligati, ben padroneggiati da esperti delle volte deve cedere il passo all'intuito dei profani, di chi come Jack Andraka, un quindicenne del Maryland, ha scoperto un metodo semplice e poco costoso per diagnosticare vari tumori.
 E poi penso all'ultimo libro di Pierluigi Battista, La fine del giorno, che parla anche  del sentimento di "delusione per una medicina che si crede onnipotente, e che invece con il cancro svela tutt'intera la propria desolante impotenza, scatena un'aggressività esacerbata verso chi è considerato sacerdote della scienza "ufficiale" e alimenta la tentazione di aggrapparsi alla speranza di qualche remota soluzione magica". Quanti sono i "viaggi della speranza" di persone che pur di guarire i propri cari li sottopongono a pellegrinaggi verso cure che sono solo illusioni e poi alla fine quasi una violenza verso i malati e i parenti.
Pierluigi Battista affronta anche un altro aspetto molto vero. "Basta vedere all'opera l'impegno davvero ammirevole dei medici e degli infermieri, per capire quanto fossero deliranti e paranoici i sostenitori del complotto dei "camici bianchi". P. aveva saputo che molti , tra quei medici, avevano alle spalle storie di lutti e di tragedie legati al cancro e avevano intrapreso la strada della clinica oncologica quasi mossi da un ideale di risarcimento, da un senso di missione". Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siano bravi i nostri medici in Italia. Mio padre è stato curato in modo eccellente per sette anni al Policlinico Gemelli. L'eccellenza è riferita non solo alla perizia con cui quei medici " si aggiornano con rigore e passione", ma anche all'aspetto umano a quella loro capacità molte volte di stabilire un rapporto di amicizia e aggiungerei di reciproca fiducia con i malati. E' stata ormai riconosciuta l'importanza dell'aspetto psicologico nella cura dei tumori, ma l'impressione è che non si faccia abbastanza, e dopo tanti anni sono arrivata alla conclusione che bisognerebbe essere molto cauti nel comunicare diagnosi che suonano come inappellabili condanne.
"...Ma era evidente che nei suoi occhi le domande e i dubbi soppiantavano le certezze. Qualunque bugia, in fondo, sarebbe stata meno atroce della verità."
Sono dubbi, quesiti che si pongono molti malati, molte persone che si domandano perchè non si possano armonizzare le scoperte della medicina moderna con pratiche e saperi più antichi come quelli sulle erbe medicinali, l'agopuntura e tutto ciò che consideri la cura dell'uomo come ricerca e perseguimento del suo benessere, come considerazione della persona umana nel suo complesso.
Sono dubbi che hanno a che fare anche con un'intuizione elementare, che la persona umana è un unicum che non può essere separato, parcellizzato, sezionato e che nella cura del malato si debba considerare l'individuo nella sua globalità.

mercoledì 10 aprile 2013

Les yeux de Stalin, la voix de Marilyn

 Henry Kissinger subì, come molti altri, la fascinazione per Mitterrand e alla sua domanda sulle sue impressioni  sulla Pyramide del Louvre, rispose "Cosa ne penso? Esattamente la stessa cosa che penso della vostra politica: quando ho sentito parlare del progetto non mi è piaciuto per niente; ma quando ho visto la sua realizzazione, l'ho ammirato."
Come tutti i grandi uomini Mitterrand aveva rispetto, ammirazione delle volte, per uomini politici di idee diverse dalle sue. "Dal loro primo incontro fu attratto dalla forza delle sue convinzioni e dal suo charme indefinibile"racconta Jaques Attali, per vent'anni suo principale consigliere, nel suo libro "C'était François Mitterrand", a proposito del suo primo incontro con Margaret Thatcher.
Pare che l'infatuazione che lo portò a proferire la famosa frase " Elle a les yeux de Staline et la voix de Marilyn Monroe" fu presto ricambiata. Non a tutti piaceva lo sguardo perçant, la sua allure da ultimo monarca di Francia, o  il timore reverenziale che incuteva su chiunque all'Eliseo si fosse imbattuto in quella ragazzina in gins e scarpe da ginnastica, Mazarine sua figlia "segreta" di cui tutti sapevano e di cui nessuno osava parlare. La Lady di ferro, che avrebbe dovuto detestare un alleato dei comunisti, un letterato che non si interessava alle questioni economiche, cedette presto al suo charme intellettuale e lo considerò uno dei suoi alleati più fedeli. Sembra che lei non abbia mai dimenticato la solidarietà espressa, contro l'avviso del Quai d'Orsay, il giorno dell'attacco alle Isole Falkland ed il voto, a fianco dell'Inghilterra, espresso all'ONU. Di Mitterrand lei più tardi disse " Nessun altro presidente francese avrebbe fatto questo per la Gran Bretagna. Crede in valori semplici, come me. E l'Alleanza, come l'Europa, è un valore semplice."
Quando fu costretta a lasciare Downing Street, Mitterrand la rimpianse dicendo " Era un avversario, ma almeno aveva una visione. L'impopolarità non le faceva paura." Erano le doti, avere una visione politica e l'indifferenza alle critiche, che, secondo Mitterrand, facevano di lei un capo di Stato.