domenica 29 settembre 2013

L'intervista di Letta.Da Doroteo a marmotta

Se non fossi sicura di aver assistito ad una intervista in diretta su Rai Tre, potrei immaginare che si sia trattato di un fatto surreale. Il Capo dell'Esecutivo che si fa intervistare subito dopo l'incontro con il Capo dello Stato, in un momento drammatico per il nostro Paese.
Forse è arrivato il momento di prendere coscienza che i mali dell'Italia non sono tutti attribuibili a Berlusconi, ma anche a chi da sinistra, in un tale momento pronuncia frasi esilaranti degne di comici che in Italia assurgono alla dignità di politici.
Il Presidente Letta afferma che il suo Governo ha riformato la giustizia civile introducendo l'istituto della mediazione obbligatoria. Senza andare nel merito vorrei solo dire ciò che gli addetti ai lavori sanno molto bene; ciò che serve è un intervento organico come è stato fatto per il processo Amministrativo con una riforma che ha permesso di smaltire il vecchio contenzioso e tempi certi di trattazione dei provvedimenti di urgenza.
Il problema della giustizia è un problema anche politico, non solo tecnico ed il fatto che Letta si affretti a dire che bisogna tenere separati i "piani" non aiuta. Appare quanto meno ipocrita negare la necessità di riformare anche il processo penale con l'abolizione dell'obbligatorietà dell'azione penale in un sistema accusatorio che in Italia si articola nella sostanziale supremazia della parte inquirente rispetto alla difesa e nell'assenza di garanzie sostanziali di terzietà del Giudice in mancanza di una separazione della carriera inquirente da quella giudicante. Affermare che la riforma della Giustizia non è un problema che riguarda Berlusconi è sbagliato ed è il vero motivo di questa crisi. Occorre un dibattito parlamentare su questo tema, occorre affrontare la realtà di una giustizia malata dove un Pubblico Ministero per farsi pubblicità e per far carriera decide quali fascicoli istruire. Non affrontare questi problemi, parlare con voce pacata de "Il giorno della marmotta" non è degno del Capo di un Governo, non è degno di un Paese come l'Italia.E poi lo chiamano doroteo.
multimedia.quotidiano.net/video/politica/letta-berlusconi-e-come-il-giorno-della-marmotta-videodoc-il-premier-da-fazio-cita-il-film-ricominci-qn-50240

giovedì 26 settembre 2013

Stanchi di ideologie che contaminano la scuola

La scuola pubblica italiana dovrebbe essere il primo punto del programma di un governo che abbia a cuore il cambiamento e la crescita dell'Italia.
Ho frequentato la scuola pubblica dall'asilo fino all'Università e sono testimone del fatto che spesso ha raggiunto livelli di eccellenza, tuttavia come specchio dell'evoluzione (o involuzione) sociale risente della forte crisi che sta attraversando il nostro Paese.
Innanzi tutto la scuola pubblica dovrebbe favorire l'accesso indiscriminato di tutti. In secondo luogo se si tratta di scuola con indirizzo internazionale dovrebbe favorirsi l'ingresso di chi conosce perfettamente più di una lingua.
Ieri ho fatto un colloquio con la preside di un Liceo romano. Ho manifestato l'esigenza di trovare una scuola che prevedesse la possibilità per un ragazzo che svolge uno sport a livello agonistico e che ha allenamenti giornalieri, di frequentare anche un buon liceo.
Ho chiesto quindi gli orari, e la politica della scuola nei confronti dei ragazzi che praticano sport.
La preside non è stata in grado di dirmi gli orari di uscita e mi ha comunicato un monte orario sbagliato (36 ore anziché 32 come risulta dal sito della scuola che per il momento non voglio nominare).
Mi è stato detto che non si può considerare la pratica di sport agonistico come credito formativo, perchè altrimenti si introdurrebbe un elemento discriminante verso coloro che non hanno questo talento.
La stessa preside ha affermato che la  perfetta conoscenza di una o più lingue, pur parlandosi di liceo con indirizzo internazionale, non può valere come punteggio per l'ingresso, perchè altrimenti si discriminerebbero coloro che non hanno potuto permettersi lo studio delle lingue.
La conclusione è che quel liceo romano discrimina di fatto chi ha talento nello sport, avvalorando lo stereotipo secondo cui chi lo pratica non possa ambire ad un tipo di istruzione di eccellenza.
Viene anche discriminato chi ha acquisito con sforzo e sacrificio la conoscenza delle lingue straniere dando per scontato che chi va alla scuola privata sia un "privilegiato".
Ci troviamo quindi di fronte ad un caso, non isolato purtroppo, di trionfo dell'ideologia degli stereotipi sui fatti. I fatti sono che numerose ricerche hanno dimostrato come chi pratica lo sport a livello agonistico ha anche i migliori risultati scolastici ed è per questo che nel sistema universitario anglosassone viene considerato criterio preferenziale per l'accesso.
Fino a quando continueremo a formare la futura classe dirigente del nostro Paese senza favorire lo studio delle lingue e senza criteri che valorizzino il merito?

lunedì 23 settembre 2013

Downton Abbey mania

" Ho cercato nel gesto del guardare il primo passo per cercare di comprendere". In questa frase del fotografo Luigi Ghirri, in mostra al MAXXI fino al 27 ottobre, potremmo ritrovare una delle ragioni dell'enorme successo della "Downton Abbey" saga.
Mi riferisco allo sguardo di Julian Fellowes, vincitore di sei Emmy Awards per la prima serie, ma anche autore di romanzi di successo come Snob e Un passato imperfetto.
Ammirando l'arguta contessa madre, interpretata dalla simpaticissima Maggie Smith, cogliamo il suo sguardo  distaccato, ma anche ammirato verso l'aristocrazia inglese.
I giornali popolari hanno scritto molto sulla freddezza della plurisecolare classe dirigente britannica, ma non è la mancanza di sentimenti a distinguerli dal resto dell'umanità, quanto piuttosto l'abitudine a non esprimerli. Naturalmente questo per loro non è un difetto, e non apprezzano l'esibizione delle emozioni negli altri.
Lo sguardo di Fellowes è benevolo, ed è per questo che le battute sprezzanti della contessa madre, che afferma che la visione pessimistica delle cose fa molto "piccolo borghese"o, rivolta alla nuora che le dice " allora siamo diventate amiche'", "no cara, siamo alleate, un legame di gran lunga più efficace.", la rendono simpatica, esilarante. Forse è proprio questa leggerezza del saper vivere, questa tradizione di dare un nome alle loro case, intendendo per "casa" solo la tenuta di campagna e non l'appartamento di città, che sarà sempre chiamato "appartamento".
Forse la disciplina ferrea che si impongono nell'osservare le loro regole inderogabili, che generano anche il senso di appartenenza a un club, può spiegare la fascinazione ed il successo di questa serie, in un mondo dove ormai tutto è permesso e dove anche nell'arte il buon gusto e lo stile sembrano aver definitivamente ceduto il passo ad un sedere in bella mostra con attributi dondolanti,come dimostra l' esposizione  di Francesco Vezzoli al MAXXI.
La profetica esclamazione di Maggie Smith che festeggia il capodanno del 1920  sottolineando come sia incredibile quante cose abbiano superato (la grande guerra)  domandandosi cos'altro  riserverà loro il futuro, suscita in noi la curiosità di sapere come avrebbe apostrofato chi avesse osato chiedere il suo parere sull'abolizione dei termini "madre" e "padre" dal linguaggio della burocrazia.
Attendiamo quindi ansiosi, indossando magari la nostra giacca di tweed per immedesimarci meglio, la terza e la quarta serie.

giovedì 19 settembre 2013

L'errore di Berlusconi

L'errore più grande di Berlusconi?
Non aver avuto uno "sguardo" nuovo sull'Italia. Una visione potente che avrebbe permesso di superare gli stereotipi consolidati che ci impediscono di concentrarci sull'enorme potere di cambiamento che c'è in Italia.
Siamo capaci di distruggere e di ricostruire cose meravigliose. Berlusconi non ha avuto fiducia negli Italiani, nel cambiamento, nella capacità di svincolarsi dalla gabbia dei meschini, è stato inghiottito dalla visione di un'Italia zoppa che cammina all'indietro appoggiata sul bastone della magistratura.

domenica 15 settembre 2013

Lettera a mio padre

Oggi è il mio ultimo giorno a Ponza. Oggi partiamo.
Ho dovuto reprimere anche qui il desiderio di scrivere che avevo ogni giorno.
Svegliarmi presto, guardare il mare blu, le casette colorate di Santa Maria appoggiate sulla collina, respirare l'odore del mare che sembra alleviare quel dolore che ho nel cuore, chiuso in una mano che tenta di stritolarlo.
I gabbiani, la giornata limpida, la luce del sole ormai salito sull'orizzonte promettono bellezza, riparo da qualsiasi pensiero.
Prima era stato il tramonto su Palmarola, il rosa, il lilla, l'arancione e l'isola appoggiata sul mare piatto come carta stagna.
E la malinconia di non poter vivere sempre in un posto così, con il rumore del porto che culla i tuoi pensieri, un bar con i dolci della tua Napoli dove sedersi tranquilli a fare colazione, l'odore dei cornetti appena sfornati.
Biglietto di sola andata. Lettere disperate per affermare il desiderio che non ho saputo realizzare, messo a tacere per troppo tempo che ora urla e strepita.
Caro papà, in fondo mi sento sola perché mi manca il tuo amore. Mi manca come l'acqua quando hai le labbra secche. Con il tuo amore sono cresciuta, coltivando l'illusione che il mondo fosse un posto meraviglioso dove poter trovare la propria strada. Mi hai insegnato che si può e si deve credere in ciò che si fa con tutto il cuore, anche quando ciò che si desidera è difficile e contrario alla logica.
Anche nei momenti in cui il mondo sembra rivoltarsi contro, anche quando gli amici sembrano tradirti e chi dovrebbe amarti e proteggerti sembra usarti per i suoi interessi.
Se tu fossi qui ora ti parlerei per dirti che non riesco proprio ad essere arrabbiata con te.
Se in qualcosa hai sbagliato non sarò io a giudicarti.
E perché se hai sbagliato lo hai fatto con tutto il cuore e con tutta l'anima e le ferite sono state il tuo inferno.
Sono come un'isola, sensibile ad ogni folata di vento, ad ogni mormorio delle onde.

giovedì 12 settembre 2013

Prière

Quand je suis dans le deuil
Tu passes,
Mon coeur est soulagé
La rafale de ton âme laisse, comme une caresse, ton parfum
Les autres n'arrivent pas à entendre tes pas legèrs
Une larme chaude c'est ma prière

lunedì 9 settembre 2013

Lo stile non è effimero come la moda

Le donne che hanno incarnato lo stile spesso non erano belle nel senso classico del termine.
La principessa di Metternich nel XIX secolo diceva "non sono carina, sono peggio".
Coco Chanel sapeva indossare come poche la robe noire con la sigaretta ed un collier di perle.
 Avere stile, ci dice Olivier Saillard, direttore del museo della Moda a Parigi, significa guardare la propria epoca, sapendosene affrancare, significa non essere tirannizzati dal presente né scimmiottare il passato. Lo stile comporta una buona conoscenza di sé, é un fatto di proporzioni tra il busto e le gambe. Questo significa che non tutti possono permettersi il pantalone a vita bassa. Bisogna avere il coraggio di resistere alle mode di passaggio. Avere stile significa  non mettere i vestiti al macero quando hanno più di una stagione! il riserbo è la vera eleganza e anche il distacco.
 Bisogna avere gusto per vestirsi; buono o cattivo, bisogna averne moltissimo!

domenica 1 settembre 2013

Una pioggia di stelle

Una pioggia di stelle,
il mondo, tu sei il mio mondo.
Tu mi manchi
Corro per poter stare qualche minuto, una manciata di ore con te!
"Oh come sto bene con te!" mi hai detto oggi quando ti sono venuta a prendere all'asilo!
E trattenere il respiro, per correre più forte e riuscire ad abbracciarti un pò prima
Fare a pugni con una vita che non concede nulla al sogno, alla lentezza, all'amore

Un topo al Tripoli

Una sera un topolino dal musetto carino è salito sulla tenda blu del Tripoli.
Sembrava incuriosito da quella folla che si era fermata a guardarlo.
Dall'alto osservava amici che si erano incontrati sull'isola. Forse gli amici non erano così cari, forse fare quel viaggio non sarebbe stato così necessario. Forse l'avventura era finita e tanto valeva riconoscerlo.
Osservavo il suo musetto e non avevo il solito ribrezzo che mi suscitano i topi.
Solo che ora, dopo aver assaporato l'entusiasmo e la gioia della scoperta non sapeva più come scendere, e si strofinava nervosamente il muso con le due zampette.Il cuore smarrito ed incredulo, il mondo visto da una tenda blu e quelle barche adagiate sull'acqua luminosa e argentea e la nostalgia per l'entusiasmo, la gioia ogni giorno nuova di provare a guardare il mondo da angolazioni diverse.