lunedì 23 settembre 2013

Downton Abbey mania

" Ho cercato nel gesto del guardare il primo passo per cercare di comprendere". In questa frase del fotografo Luigi Ghirri, in mostra al MAXXI fino al 27 ottobre, potremmo ritrovare una delle ragioni dell'enorme successo della "Downton Abbey" saga.
Mi riferisco allo sguardo di Julian Fellowes, vincitore di sei Emmy Awards per la prima serie, ma anche autore di romanzi di successo come Snob e Un passato imperfetto.
Ammirando l'arguta contessa madre, interpretata dalla simpaticissima Maggie Smith, cogliamo il suo sguardo  distaccato, ma anche ammirato verso l'aristocrazia inglese.
I giornali popolari hanno scritto molto sulla freddezza della plurisecolare classe dirigente britannica, ma non è la mancanza di sentimenti a distinguerli dal resto dell'umanità, quanto piuttosto l'abitudine a non esprimerli. Naturalmente questo per loro non è un difetto, e non apprezzano l'esibizione delle emozioni negli altri.
Lo sguardo di Fellowes è benevolo, ed è per questo che le battute sprezzanti della contessa madre, che afferma che la visione pessimistica delle cose fa molto "piccolo borghese"o, rivolta alla nuora che le dice " allora siamo diventate amiche'", "no cara, siamo alleate, un legame di gran lunga più efficace.", la rendono simpatica, esilarante. Forse è proprio questa leggerezza del saper vivere, questa tradizione di dare un nome alle loro case, intendendo per "casa" solo la tenuta di campagna e non l'appartamento di città, che sarà sempre chiamato "appartamento".
Forse la disciplina ferrea che si impongono nell'osservare le loro regole inderogabili, che generano anche il senso di appartenenza a un club, può spiegare la fascinazione ed il successo di questa serie, in un mondo dove ormai tutto è permesso e dove anche nell'arte il buon gusto e lo stile sembrano aver definitivamente ceduto il passo ad un sedere in bella mostra con attributi dondolanti,come dimostra l' esposizione  di Francesco Vezzoli al MAXXI.
La profetica esclamazione di Maggie Smith che festeggia il capodanno del 1920  sottolineando come sia incredibile quante cose abbiano superato (la grande guerra)  domandandosi cos'altro  riserverà loro il futuro, suscita in noi la curiosità di sapere come avrebbe apostrofato chi avesse osato chiedere il suo parere sull'abolizione dei termini "madre" e "padre" dal linguaggio della burocrazia.
Attendiamo quindi ansiosi, indossando magari la nostra giacca di tweed per immedesimarci meglio, la terza e la quarta serie.

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