domenica 15 settembre 2013

Lettera a mio padre

Oggi è il mio ultimo giorno a Ponza. Oggi partiamo.
Ho dovuto reprimere anche qui il desiderio di scrivere che avevo ogni giorno.
Svegliarmi presto, guardare il mare blu, le casette colorate di Santa Maria appoggiate sulla collina, respirare l'odore del mare che sembra alleviare quel dolore che ho nel cuore, chiuso in una mano che tenta di stritolarlo.
I gabbiani, la giornata limpida, la luce del sole ormai salito sull'orizzonte promettono bellezza, riparo da qualsiasi pensiero.
Prima era stato il tramonto su Palmarola, il rosa, il lilla, l'arancione e l'isola appoggiata sul mare piatto come carta stagna.
E la malinconia di non poter vivere sempre in un posto così, con il rumore del porto che culla i tuoi pensieri, un bar con i dolci della tua Napoli dove sedersi tranquilli a fare colazione, l'odore dei cornetti appena sfornati.
Biglietto di sola andata. Lettere disperate per affermare il desiderio che non ho saputo realizzare, messo a tacere per troppo tempo che ora urla e strepita.
Caro papà, in fondo mi sento sola perché mi manca il tuo amore. Mi manca come l'acqua quando hai le labbra secche. Con il tuo amore sono cresciuta, coltivando l'illusione che il mondo fosse un posto meraviglioso dove poter trovare la propria strada. Mi hai insegnato che si può e si deve credere in ciò che si fa con tutto il cuore, anche quando ciò che si desidera è difficile e contrario alla logica.
Anche nei momenti in cui il mondo sembra rivoltarsi contro, anche quando gli amici sembrano tradirti e chi dovrebbe amarti e proteggerti sembra usarti per i suoi interessi.
Se tu fossi qui ora ti parlerei per dirti che non riesco proprio ad essere arrabbiata con te.
Se in qualcosa hai sbagliato non sarò io a giudicarti.
E perché se hai sbagliato lo hai fatto con tutto il cuore e con tutta l'anima e le ferite sono state il tuo inferno.
Sono come un'isola, sensibile ad ogni folata di vento, ad ogni mormorio delle onde.

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