domenica 14 aprile 2013

La cura del malato tra "decotti" e medici umani

Ho letto il bellissimo articolo di Nicoletta Tiliacos "Il decotto della Regina", su Il Foglio di sabato, che parla di un'erba magica, la"belladonna", di un guaritore bulgaro esperto conoscitore di piante medicinali, della Regina Elena e della bellissima storia della nascita di una sezione del Policlinico di Roma, l'Istituto Regina Elena per lo studio e la cura dell'encefalite.
L'articolo parte da una idea intuitivamente valida, che il metodo scientifico, inteso come processo razionale di passi successivi e obbligati, ben padroneggiati da esperti delle volte deve cedere il passo all'intuito dei profani, di chi come Jack Andraka, un quindicenne del Maryland, ha scoperto un metodo semplice e poco costoso per diagnosticare vari tumori.
 E poi penso all'ultimo libro di Pierluigi Battista, La fine del giorno, che parla anche  del sentimento di "delusione per una medicina che si crede onnipotente, e che invece con il cancro svela tutt'intera la propria desolante impotenza, scatena un'aggressività esacerbata verso chi è considerato sacerdote della scienza "ufficiale" e alimenta la tentazione di aggrapparsi alla speranza di qualche remota soluzione magica". Quanti sono i "viaggi della speranza" di persone che pur di guarire i propri cari li sottopongono a pellegrinaggi verso cure che sono solo illusioni e poi alla fine quasi una violenza verso i malati e i parenti.
Pierluigi Battista affronta anche un altro aspetto molto vero. "Basta vedere all'opera l'impegno davvero ammirevole dei medici e degli infermieri, per capire quanto fossero deliranti e paranoici i sostenitori del complotto dei "camici bianchi". P. aveva saputo che molti , tra quei medici, avevano alle spalle storie di lutti e di tragedie legati al cancro e avevano intrapreso la strada della clinica oncologica quasi mossi da un ideale di risarcimento, da un senso di missione". Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siano bravi i nostri medici in Italia. Mio padre è stato curato in modo eccellente per sette anni al Policlinico Gemelli. L'eccellenza è riferita non solo alla perizia con cui quei medici " si aggiornano con rigore e passione", ma anche all'aspetto umano a quella loro capacità molte volte di stabilire un rapporto di amicizia e aggiungerei di reciproca fiducia con i malati. E' stata ormai riconosciuta l'importanza dell'aspetto psicologico nella cura dei tumori, ma l'impressione è che non si faccia abbastanza, e dopo tanti anni sono arrivata alla conclusione che bisognerebbe essere molto cauti nel comunicare diagnosi che suonano come inappellabili condanne.
"...Ma era evidente che nei suoi occhi le domande e i dubbi soppiantavano le certezze. Qualunque bugia, in fondo, sarebbe stata meno atroce della verità."
Sono dubbi, quesiti che si pongono molti malati, molte persone che si domandano perchè non si possano armonizzare le scoperte della medicina moderna con pratiche e saperi più antichi come quelli sulle erbe medicinali, l'agopuntura e tutto ciò che consideri la cura dell'uomo come ricerca e perseguimento del suo benessere, come considerazione della persona umana nel suo complesso.
Sono dubbi che hanno a che fare anche con un'intuizione elementare, che la persona umana è un unicum che non può essere separato, parcellizzato, sezionato e che nella cura del malato si debba considerare l'individuo nella sua globalità.

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