lunedì 3 dicembre 2012

Melting-pot

 " Abitiamo una casa dalle mura flottanti e quando non ci sono più le mura si smarrisce il senso di identità"David Grossman, considerato uno dei più grandi scrittori israeliani, descrive in questo modo  lo sforzo di molti intellettuali di comprendere l'identità del proprio Paese.
L'approccio scelto dai fondatori di Israele ha un legame con le politiche di immigrazione dei paesi occidentali. Mentre negli Stati Uniti l'Immigrazione è stata libera fino agli anni venti e l'Immigration Act del 1924 fissava limiti numerici all'immigrazione in base alla nazionalità d'origine, nei documenti fondativi di Israele  viene espressa la necessità di una politica di immigrazione liberale.
Guardare l'architettura Bauhaus dominante il centro di Tel- Aviv e comprendere come le prime comunità venivano dalla Polonia, dalla Germania e dall'Europa centrale. Non si può guardare alla realtà di Israele senza considerare che la sua popolazione è costituita da comunità anche molto diverse tra loro. Durante gli anni '70 sono arrivati circa 170.000 immigrati russi e il loro numero é continuato ad aumentare negli anni '80. Tra gli anni 80 e 90 è stata la volta di circa 80.000 Etiopi. In Israele vivono anche molti arabo-israeliani che preferiscono un Paese dove hanno migliori condizioni di vita e una libertà di espressione sconosciuta nei territori palestinesi. L'idea che prevale nell'immaginario collettivo è quella, quasi caricaturale, di uno Stato fondato sulla religione e i fatti che vengono usualmente raccontati dai media hanno rilevanza marginale. Mi riferisco, ad esempio, alla eco internazionale del tentativo della minoranza ortodossa di imporre la separazione tra uomini e donne sugli autobus. Ci sono artisti come Valentine Vermeil, diplomata alla École des Arts décoratifs   di Parigi che ci offre con i suoi scatti fotografici esposti nei più importanti musei del mondo, uno sguardo sulla realtà israélo-palestinese ritraendo le persone nella loro realtà di tutti i giorni: sulla spiaggia di Tel-Aviv, a pregare a Gerusalemme davanti le mura del pianto, o l'imagine di donne palestinesi che danzano sulla riva del mare a Yaffo.

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