domenica 2 marzo 2014

Appunti di viaggio in Marocco

Ho amato i colori variopinti dei veli delle donne, i sorrisi sereni mentre lavano i panni nel fiume, mentre camminano tenendo per mano i bambini.
Ho amato gli asini, mezzo di trasporto diffuso sia nei villaggi che nella medina di Marrakech, che trottano per le stradine mentre portano ceste o trascinano piccoli carri.
Ho amato le case squadrate fatte di terra rossa e paglia, i teli variopinti tessuti e ricamati da donne che si danno il cambio per non affaticarsi troppo.
Ho cambiato la mia diffidenza verso le tradizioni di questo Paese in ammirazione per regole che sono sintomo di un senso forte di identità, il cui rispetto non sembra rendere schiavi, ma piuttosto liberi.
Di fronte alla loro presunta arretratezza, mi sono vergognata della nostra arroganza nel chiamare libertà una presunta superiorità nel riconoscimento dei diritti delle donne.
Viaggiare, guardare con i propri occhi, senza pregiudizi, aiuta a capire, a vedere il mondo con occhi nuovi.
Penso che un popolo che conserva le proprie tradizioni non è un popolo arretrato
e mi domando perché l'Italia non possa fare altrettanto.
Mantenere, proteggere le proprie tradizioni che sono ricchezza e identità.

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